The Dirt – Netflix ci regala i Motley Crue
Devo ammettere che ho cominciato a guardare The Dirt – il film sui Motley Crue – con una certa dose di scetticismo. Quando si tratta di lungometraggi, il colosso dello streaming ha spesso deluso le aspettative del pubblico.
Reduce infatti di un appena sufficiente Triple Frontier, produzione puramente Netflix con cast da serie A, non volevo costruirmi troppe aspettative.
Come per tanti altri fan del periodo glam metal, anche per me i Motley Crue hanno segnato l’adolescenza. Pensando più in grande, i Motley sono comunque una delle più grandi e iconiche band rock-metal esistenti.
Tornando al film, come dicevo, il mio scetticismo si è dipanato dopo poche scene.
Scheda Film
- Titolo originale: The Dirt
- Durata: 108 min
- Consigliato: Sì
- Voto: 3.5/5
- Guarda su: Netflix
Il libro – il film
Nel 2001 i Motley Crue pubblicano la loro autobiografia. 560 pagine contenenti alcune delle storie più belle, shockanti, dissacranti della storia della musica, dagli anni 70 a inizio 2000. Il libro si chiama The Dirt (Sperling&Kupfer), e narra l’inizio, l’ascesa, il declino e la ritrovata serenità di Nikki, Tommy, Mick e Vince, a.k.a. i Motley Crue.
Con lo zampino di Neil Strauss, abile giornalista del New York Times, di Rolling Stones, e autore di altre biografie, tra cui quella di Marilyn Manson e Jenna Jameson, il libro raggiunge presto le vette delle classifiche, diventando best seller. Fin da subito si vocifera di una trasposizione cinematografica, ma il progetto è ambizioso, più per marketing che per realizzazione, e rimane in sospeso per ben 18 anni.
Sarà proprio Netflix a prendere in mano i diritti, per realizzarne il film pubblicato il 22 Marzo 2019.
Comparto tecnico
Ad essere sincero, i miei dubbi hanno cominciato a vacillare ancor prima di vedere la pellicola. Il comparto tecnico è composto da alcuni professionisti, che nel tempo hanno dato prova di saper gestire prodotti molto simili a The Dirt, sia nel concept, che nella realizzazione.
La penna è affidata alla sapiente mano di Tom Kapinos, nome che qualcuno troverà familiare. Kapinos ha firmato come sceneggiatore e produttore una delle serie fiction più cult del panorama statunitense: Californication.
Il compito di trasformare l’adattamento di Kapinos in pellicola è stato affidato a Tremaine dai Motley Crue in persona. Esatto. I quattro della gang più rumorosa di Hollywood hanno voluto essere co-produttori del film, mettendosi nella condizione di poter decidere a chi affidare la loro storia.
Jeff Tremain, co-autore di Jackass, ha dovuto convincere il quartetto di essere il visionario giusto. Forse sono state le capacità di Jeff di gestire scene d’azione documentaristiche esagitate a convincere i Motley, fatto sta che il suo lavoro non solo ha convinto la band, ma li ha emozionati.
Ecco un’intervista a Nikki Sixx che parla della scelta di affidare la regia del film a Jeff Tramaine.
Il cast
Ultima nota di merito va al cast. Un peso importante, quello di impersonare quattro leggende della musica mondiale.
Per gusto personale ho apprezzato moltissimo la performance di Colson Baker, alias del rapper statunitense Machine Gun Kelly, nei panni del batterista Tommy Lee. La sua performance, oltre ad essere spassosa, e tecnicamente convincente anche nelle parti suonate, ha un tono molto sincero.
Anche Daniel Webber riesce a risultare convincente, specialmente nelle scene drammatiche, mostrando un lato del cantante Vince Neil più inerente al libro, che all’immaginario collettivo.
Si distingue bene per recitazione Iwan Rheon, che pecca tuttavia nella fisicità, risultando ben distante dalla sua controparte reale.
Douglas Booth viene invece chiamato a interpretare il ruolo più carismatico e delicato di tutta la band. Nikki Sixx è la mente, e il canzoniere principale della band. L’attore inglese ha solo 26 anni, e riesce a portare a termine perfettamente il suo compito.
Differenze tra libro e film
Per ovvie esigenze di tempo, molte parti del libro sono state tagliate, accorpate, rimaneggiate e stravolte. Sono stati volutamente creati degli “errori“, forse per generare un continuo evidente, specialmente tra l’ascesa e l’apice della carriera del gruppo.
Ovviamente non si può passar troppo sopra a certi strafalcioni temporali, ma che volete farci: a volte la verità va sacrificata per un bene superiore, cioè la magia della pellicola.
Rimane comunque una fedele trasposizione, non certo documentaristica, ma d’atmosfera e di sentimento, che il pubblico chiede. Una storia tutta di pancia e attitudine, condita da aneddoti grotteschi, indecenze e un velo di nostalgica ammirazione per quattro ragazzi divenuti leggenda.
Ovviamente non a tutti è piaciuta la pellicola, spesso per concetto. La bassa morale della band, e alcune storie sulla misoginia del leader, Nikki, non sono passate inosservate. La più grande critica che viene fatta al film è proprio il modo in cui “lava via” le parti più scabrose del libro, specie quelle riguardanti l’approccio poco umano verso le donne.
Considerazioni finali su the Dirt
Il biopic dei Motley Crue è un film da vedere se siete appassionati di musica, e avete la mente abbastanza aperta da capire che il cinema non è fatto da ideali e giustizia, ma da persone, visioni, concetti e sperimentazione… e soldi.
Il film è tecnicamente ben fatto, con un ottimo storytelling e un ritmo incalzante. La fotografia è curata nelle parti concettuali, e trascurata il giusto nelle scene più frenetiche, risultando sempre dinamica.
L’interpretazione convince, anche se la recitazione a tratti lascia un po’ a desiderare.
Vera pecca? La durata. Decisamente corto per gli standard attuali.
Sicuramente il successo di Bohemian Rhapsody e A star is born, hanno acceso nuovamente l’interesse per le pellicole che hanno per sfondo il music business e i drammi da rockstar: un particolare settore di Hollywood che non si è mai fermato, ma ha avuto alti e bassi nel tempo, spesso legati all’industria discografica.
Basti pensare a film come Rock Star, forse una delle pellicole che si avvicina di più per età storica, al film dei Crue. Uscito nel 2001, in piena esplosione del rap americano, il film fu dichiarato un box-office bomb, ovvero un flop commerciale.
Ad ogni modo ho trovato The Dirt ben fatto, spassoso e romantico il giusto: un misto congeniale di depravazione hollywoodiana, dramma e musica ormai vintage, che probabilmente ha poco a che fare con quello che realmente è successo dietro le quinte, ma nel suo piccolo regala (meno di) due ore di svago con i propri amici e qualche birra.