Le regole del delitto perfetto copertina

Le regole del delitto perfetto, un genere dimenticato

Le regole del delitto perfetto è una serie magistralmente prodotta, perché anche se non esente da errori, nel complesso risulta geniale e avvincente. Il prodotto di ABC è stato in grado di giungere alla fine, mantenendo le promesse dei primi episodi: colpi di scena, aule di tribunale e fiction drammatica.

Legal Thriller: le regole del delitto perfetto sono un omaggio al genere, ma anche una ventata di freschezza

Il thriller legale è un genere abbastanza definito, al contrario di molte altre categorie del panorama crime. Quello che accomuna tutte le produzioni di questo genere è rappresentato dal clou di ogni intreccio, che parte da crimini più o meno efferati, per consumarsi come drammi talvolta sociali, nelle aule di tribunale.
Il legal thriller ha vissuto alti e bassi nel corso del tempo, soprattutto nel cinema, visto che come nicchia della letteratura è sempre stato servito da ottime penne. Ovviamente il grande schermo necessita di un pubblico più mainstream, e non sempre disposto a sorbirsi intrecci sostenuti da cavilli legali talvolta al limite dell’assurdo… ma questa è la legge del legal thriller!

È una storia dannatamente bella. Se hai commenti, scrivili sul retro di un assegno.

Erle Stanley Gardner

Perché questa citazione dello scrittore di Perry Mason? Non si può stabilire una vera nascita del genere. Ad esempio già nella Grecia del V secolo Avanti Cristo c’era chi scriveva di legge, e non solo da un punto di vista prettamente normativo, ma come indagine nel rapporto tra natura e uomo: è questo il caso di Antifonte di Rammunte. Ma senza perderci troppo tra le pagine della storia dell’umanità, possiamo affermare che il genere ha trovato successo e popolarità negli Stati Uniti del ‘900. Come dare torto ai tanti autori che si sono affacciati al genere? Un sistema legale come quello degli States – e un sottobosco criminale così variopinto – non può che prestarsi a questo tipo di narrazione. Fu proprio il personaggio di  Perry Mason a portare l’attenzione del lettore nelle aule di tribunale, e dello spettatore nelle sue trasposizioni sullo schermo.

Ogni decennio ha avuto alcuni importanti titoli, autori e interpreti. Da Hitchcock a John Ford, e poi Orson Welles, Schumacher, Coppola… insomma un genere che ha anche goduto di un certo estro. Tuttavia non sempre è stato sulla cresta dell’onda, anzi. Il suo vero periodo d’oro sono stati indiscutibilmente gli anni ’90. Probabilmente complici vari scandali e sdoganamenti sociali, senza contare il giornalismo da battaglia, il pubblico si è sentito più coinvolto in quello che si pensava succedesse nelle aule di tribunale.

Cosa rende le regole del delitto perfetto così… perfetta?

La serie

Viola Davis interpreta magistralmente l’avvocato Annalise Keating

Andata in onda per la prima volta nel 2014, la serie si presenta come un thriller dai risvolti drammatici, in cui ruotano sempre gli stessi personaggi principali, contornati da una vasta pletora di antagonisti. Il tono della serie è cupo, e pur alternandosi diversi sceneggiatori e registi, come spesso accade nelle serie, lo spettatore gode mediamente di una buona regia e di una narrazione piuttosto costante. Capita talvolta di assistere a una fotografia eccessivamente plastica, da fiction per intenderci, ma generalmente si ha comunque la percezione di assistere a un film di media fattura, per quanto riguarda il product design.

La formula di tutte le serie è la stessa: all’inizio di ogni puntata, fino a metà della serie, ci viene mostrato un flashforward con scene confusionarie, in cui viene narrato un evento non precisato, che stravolge la vita dei protagonisti. Ottimo il color grading usato per informare lo spettatore che sta assistendo a una scena che si svolge nel futuro. A questo punto, per tutta le puntate della prima metà della serie, si assiste a come si sono svolti i fatti fino a quel momento, il più intenso. I restanti episodi sono a disposizione della risoluzione della trama. Un aiuto concreto a questo tipo di narrazione arriva dal montaggio, vero punto forte della serie. Sostenere un intreccio in cui vengono coinvolti molti set e altrettanti personaggi, in diverse storie che si aggrovigliano, fino a un punto comune è decisamente un compito arduo per il montaggio.

Questa serie ha il pregio di mantenere il focus sulla storia e sui drammi dei personaggi, risultando scorrevole e quasi mai macchinosa, pur presentando sempre situazioni altamente improbabili. Nel corso delle 6 stagioni di Le regole del delitto perfetto capita di incappare in qualche piccolo errore di continuità, come negli episodi 4 e 5 della stagione 2, quando a Michela viene confiscato un telefono, che poi appare magicamente nella sua maglietta. Tuttavia nessun episodio di questo tipo rovina lo show.

Meriti

Si può dire quindi che a rendere Le regole del delitto perfetto un’ottima serie è sicuramente l’insieme dei reparti narrativo e di post produzione, con un piccola nota di merito

Jack Falahee Le regole del delitto perfetto Connor Walsh

Jack Falahee interpreta egregiamente lo studente di legge Connor Walsh

all’utilizzo di inquadrature Dutch (la camera piuttosto inclinata tipica di scene di suspence) e una grande nota di merito al cast principale. Partendo dalla protagonista principale, una Viola Davis strabiliante, con una grinta davvero notevole, alle prese con un personaggio così controverso, ambiguo e contraddittorio da sembrare oltremodo reale. Il suo alter ego, l’avvocato penalista Annalise Keating, è una donna afroamericana forte e tenace, con una discutibilissima morale, ma anche a suo modo giustificata da un passato terribile.

I suoi protetti, e studenti di giurisprudenza, sono interpretati magistralmente da attori giovani ma ben preparati, con caratteristiche eterogenee da un punto di vista sociale. Si può dire che tra tutti spicca sicuramente il talentuoso Jack Falahee, che da etero ha interpretato con estrema delicatezza e professionalità un personaggio gay affetto da HIV, sposato con un ragazzo asiatico, in una serie in cui l’argomento omosessualità è uno dei punti di forza della serie.

Da vedere

La verità è che Le regole del delitto perfetto è una serie che dovrebbe essere vista. L’intreccio intrigante, portato avanti con colpi di scena e ribaltamenti continui della situazione ne fa uno show dinamico e quasi esente da punti morti. I personaggi sono variopinti, e molto realistici, con una personalità profonda e ben inserita nel contesto della società attuale. Il dramma è una costante sempre presente, e si alternano forti momenti di suspence e violenza, ma alla fine alcune delle parti più emozionanti si consumano dentro e attorno le aule di tribunale. Tutto ciò fa di questa serie un ottimo thriller legale, piacevole dalla prima all’ultima stagione, senza nessuna puntata esclusa.

Vittorio Bottini