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Bullitt: Steve McQueen reinventa il noir a Hollywood

Le pagine di Westville News tornano a raccontare storie di cinema. Dopo aver parlato dell’importanza del lavoro di Michael Mann a cavallo tra anni ’80 e ’90, facciamo qualche passo indietro e andiamo a vedere dove tutto è cominciato. Ci sono pellicole che hanno segnato indelebilmente la storia del noir cinematografico, riscrivendone le regole e gettando le basi del poliziesco contemporaneo. Stiamo parlando di film che, anche a distanza di trenta, quaranta o addirittura cinquant’anni, risultano ancora attuali. Pellicole che non hanno perso un briciolo del fascino che le ha contraddistinte all’epoca della prima uscita nelle sale. Uno dei caposaldi del noir moderno è rappresentato senza dubbio da Bullitt, una delle migliori interpretazioni in assoluto di un divo immortale come Steve McQueen.

Bullitt

La locandina di “Bullitt”

Frank Bullitt

L’ambizioso e arrogante politico Walter Chalmers (Robert Vaughn) incarica Frank Bullitt (Steve McQueen) glaciale ed esperto tenente della squadra omicidi, della protezione di Johnny Ross, testimone chiave in un processo contro la mafia. Nonostante la stretta sorveglianza, Ross viene gravemente ferito da due sicari nella stanza d’albergo dove era confinato sotto protezione. Trasportato in ospedale, Ross muore per le gravi ferite subite. Con la complicità di un medico accondiscendente, Bullitt nasconde la notizia della morte del testimone. In questo modo Bullitt evita l’ira di Chalmers e può proseguire le indagini. Colpi di scena, scambi di persona, sparatorie e leggendari inseguimenti per le strade di San Francisco porteranno Bullitt verso la soluzione del caso. Memorabile la sequenza finale, ambientata nell’Aeroporto Internazionale di San Francisco.

Cinquant’anni e non sentirli

Bullitt è un noir moderno e coinvolgente, capostipite di una nuova generazione di polizieschi dalle tinte cupe. Steve McQueen sfodera un’interpretazione ipnotica, forse la sua migliore in assoluto. Glaciale, taciturno, tormentato, Frank Bullit è diventato il modello di investigatore freddo e determinato. Un personaggio apparentemente insensibile ma in realtà molto turbato. Un uomo a tal punto dedito al lavoro da non lasciare spazio alla vita privata, nonostante una bella fidanzata innamorata lo aspetti a casa ogni notte.

Intreccio e azione

I pregi di Bullitt non finiscono però qui. La sequenza dell’inseguimento tra la Ford Mustang di Bullitt e la Dodge Charger dei sicari è entrata nella storia del cinema come prototipo di car chase. Una lunga sequenza di quasi dieci minuti nella quale i protagonisti sono il rombo delle due vetture e gli iconici saliscendi delle strade di San Francisco. Una sequenza notevole, considerando anche i mezzi dell’epoca, che ha avuto centinaia di imitazioni, la maggior parte delle quali però non raggiungono il fascino e la tensione dell’originale. Un plauso anche all’ipnotica colonna sonora jazz firmata da Lalo Schifrin, che supporta le scene fondamentali donando tensione e mistero. Che altro dire. Bullitt è un classico del poliziesco americano che non finisce mai di stupire, ancora attuale nonostante l’età: un’eterna fonte di ispirazione, dal fascino meravigliosamente intramontabile.