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Resoconto di una presentazione informale

Prefazione

Quello che segue è il racconto di una serata particolare: la prima occasione in cui abbiamo parlato di Westville davanti a un pubblico. Un’esperienza entusiasmante, formativa ed eccitante. Ve la riproponiamo, in una forma un po’ particolare, nel brano che segue.

Capitolo 1 – 19.00/22.30
Vittorio Bottini

Era il 30 Marzo, un Giovedì.
Accadde una sera di inizio primavera, e cambiò la percezione del nostro progetto che, con estrema cura, avevamo chiamato Westville.
L’appuntamento era al pub che da molto tempo eravamo soliti chiamare casa. Capitava sovente che le nostre stanche terga si appoggiassero inesorabili sugli sgabelli vicini lo stretto bancone di legno, illuminato appena da una striscia di led colorati e da qualche sporadico faretto.
Teo, uno dei due proprietari, stava fissando il vuoto, pensando a chissà quale dei tanti futuri progetti e impegni che finalmente stavano prendendo forma. Si parlava di ampliare il locale, abbracciare un tipo di clientela più ampia, e chissà cos’altro. Per noi il Cenoundici era comunque limitato a quegli sgabelli di legno scuro, e alle birre variopinte e profumate che venivano scelte con cura dai proprietari. Per noi era perfetto così.

Io arrivai per primo. Ero fisicamente stanco, provato, complice un’influenza che non voleva proprio lasciarmi in pace. Malgrado la mia condizione fisica non ottimale, l’umore era alle stelle. Presi subito una birra dal frigo. Era una serata speciale, e decisi di coccolarmi con le birre che più apprezzavo in assoluto. Scelsi una bitter inglese, una birra che personalmente ritenevo perfetta per quel momento: chiara, leggera, con una nota amara e dissetante.

Mentre aspettavo il mio amico e collega, che avrebbe diviso quel momento con me, sistemai gli ultimi affari lavorativi, organizzando le giornate a venire. Teo uscì per fumare una sigaretta e bere una birra, mentre snocciolavamo argomenti e speranze per il futuro.

In quel momento giunse anche Staiz, visibilmente stanco anch’egli, provato dalle lunghe e inesorabili giornate al museo per il quale lavorava. Tuttavia sul suo volto era dipinto un sorriso giocondo, evidente prova dell’effetto benefico e spensierato che quella serata aveva già cominciato a donargli. Il suo buon umore fu contagioso, e cominciammo immediatamente i preparativi per la serata, ovviamente non prima di una sigaretta celebrativa.

Ormai l’orario dell’aperitivo aveva lasciato posto al momento della cena, e la città si era come fermata. Pochi ritardatari si affrettavano verso casa, e l’aria era calma e placida. Sentivamo la fame, ma la voglia di preparare il nostro piccolo palcoscenico era preponderante. Sistemammo un tavolo e una panca su un lato della pedana in legno, alla nostra sinistra, e adagiammo su di esso il mixer che avevamo chiesto in prestito al musicista, nostro amico, Marco Maggiore. Sistemammo la cassa, e preparammo i microfoni che ci avrebbero permesso di darci un tono un po’ più professionale, in quella che comunque avevamo deciso dovesse essere una presentazione informale.

Posizionammo lo scatolone con le copie di Westville sotto il tavolo, nascosto agli occhi del pubblico che da lì a un paio d’ore al massimo avrebbe preso posto in sala. Lavorammo spalla a spalla per uno scopo comune più grande di noi: fare in modo che Westville potesse essere conosciuto e apprezzato più di quanto lo fossero gli autori stessi.
Mentre regolavo i volumi dei microfoni, Staiz distribuiva diversi mazzetti di segnalibri personalizzati sui tavoli del Centoundici, tra una battuta e un sorso di birra.

Mancava davvero poco, e non avevamo ancora messo niente sotto i denti. Ci sedemmo fuori, su due sgabelli, con una birra appena spillata. Era giunto il momento di fare l’ultimo briefing. Dalla tasca di Staiz scivolò fuori la scaletta della presentazione. Avevamo deciso che sarebbe stata una presentazione informale, e a parte quel breve canovaccio, non avevamo nulla di studiato a tavolino. Con un po’ di emozione ci scambiammo le ultime idee. Giusto in tempo perché i primi partecipanti arrivassero. A quel punto era cominciato il countdown. Decidemmo infine di metter qualcosa sotto i denti. Ci sedemmo insieme a loro, e mangiammo spensierati.

Capitolo 2 – 22.00/00.30
Alberto Staiz

Giovedì 30 marzo.

Era finalmente giunto il momento di presentare per la prima volta Westville, il romanzo che avevo scritto con il mio amico e compagno di sbronze Vittorio Bottini. Avevamo scelto di giocare in casa, organizzando la serata al Centoundici, la nostra unica meta quando si trattava di bere una buona birra e trascorrere una serata tra amici. Un posto dove ci sentiamo sempre a casa. Senza se e senza ma.

Arrivavo stanco da una giornata intensa di lavoro. Mi ritrovai in un attimo in mezzo al traffico della Milano-Laghi, impaziente di arrivare a casa per una doccia veloce, indossare dei vestiti puliti, e caricare in macchina l’attrezzatura necessaria per la serata. Trovai Vittorio già al bar, mentre sorseggiava una birra in compagnia di Teo, il boss del locale. I minuti volarono, tra la sistemazione del piccolo palco per la serata e il montaggio dell’impianto. Il tempo di mangiare un boccone, confrontarsi sui temi da toccare durante la serata, e le prime persone già comparirono sulla soglia del bar.

E in un lampo ci ritrovammo appollaiati su due sgabelli, microfono alla mano, parlando di Westville per la prima volta davanti a un pubblico. Raccontando di come è nato e come si è sviluppato. Delle scelte che abbiamo operato affinché l’intreccio potesse funzionare. Delle settimane di lavoro e ricerche che hanno preceduto quella che è stata, in fondo, la parte più stimolante e affascinante: la stesura.

Gli amici, i conoscenti, e gli sconosciuti che abbiamo avuto di fronte ci hanno ascoltato divertiti, mentre tra battute, citazioni, considerazioni e spunti di riflessione, abbiamo presentato la nostra opera. Senza atteggiamenti da scrittore borioso e intellettualoide, ma con umiltà e sincerità, cercando semplicemente di far capire quanto noi crediamo nel valore di questo romanzo.

E il tempo è volato. Dopo mezz’ora ci siamo ritrovati a salutare tutti gli amici e i conoscenti – alcuni anche inaspettati – e a firmare copie del romanzo, sentendoci per un attimo delle star. Ma solo per un attimo. Subito dopo è arrivata la consapevolezza che tutto questo non è stato altro che il primo piccolo traguardo. E di quanto ci sia ancora da fare.

E da scrivere.

Epilogo

Quanto citato in questo racconto rappresenta il modo in cui noi abbiamo vissuto questa serata. Un insieme di sensazioni, emozioni e speranze, che miscelate nelle dosi corrette, hanno generato quello che per noi è stato il nostro miglior cocktail. Si tratta comunque di un assaggio. Come già scritto, la nostra presentazioni al Centoundici Cafe di Castellanza è stata solo il primo passo verso nuovi traguardi, per raggiungere i quali stiamo continuando a lavorare, giorno dopo giorno. Stiamo promuovendo assiduamente Westville perché è diventato per noi una ricerca a tutti gli effetti. La ricerca di qualcosa che prima, nostro malgrado, era totalmente assente nelle nostre vite.

Stiamo contattando diverse librerie – al momento di Milano e provincia – ma stiamo cercando di allargare la nostra aspettativa. Nel frattempo vi aspettiamo come sempre sulla nostra pagina Facebook, per commenti e aggiornamenti costanti!

P.s. non dimenticatevi di lasciare la vostra valutazione e recensione di Westville, per noi è davvero importante!

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Potete acquistare Westville…

Potete acquistare Westville su tutti i circuiti della carta stampata, da Amazon a Mondadori, da IBS a Webster e Libreria Universitaria, da Feltrinelli a SBC Edizioni.


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